Fisco

Legge di Bilancio 2025

La Legge di Bilancio 2025, presentata al Parlamento, prevede un pacchetto di interventi dal valore complessivo di circa 30 miliardi di euro. Le principali misure incluse nella manovra mirano a sostenere il reddito di famiglie e lavoratori, incrementare l’occupazione e stabilizzare il debito pubblico.

Misure fiscali e per il lavoro

La manovra conferma il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori con redditi fino a 35.000 euro, che diventa strutturale e potrebbe essere esteso ai redditi fino a 40.000 euro. È inoltre prevista la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per redditi tra 28.000 e 50.000 euro, con possibilità di ampliamento della fascia fino a 60.000 euro, per ridurre il carico fiscale sui redditi medio-bassi.

Sostegno alle famiglie e incentivi alla natalità

Il testo prevede interventi a favore delle famiglie con figli, come l’estensione del “bonus mamma” alle lavoratrici autonome, l’introduzione della “Carta per i nuovi nati” da 1.000 euro per genitori con ISEE fino a 40.000 euro, e un bonus asilo nido fino a 3.600 euro per ogni figlio. È stato inoltre prolungato il congedo parentale, con una retribuzione aumentata all’80% per un massimo di tre mesi.

Agevolazioni per le imprese

Per incentivare gli investimenti e favorire l’occupazione, la manovra introduce una riduzione dell’IRES per le imprese e prevede il mantenimento dei fringe benefit fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli, o 1.000 euro per gli altri lavoratori. A banche e assicurazioni verrà richiesto un contributo straordinario che finanzierà parzialmente queste misure. Sono inoltre previsti incentivi specifici per le imprese del Sud Italia.

Contenimento del debito pubblico

Nel contesto del debito pubblico, la legge prevede una gestione prudente della spesa pubblica, con una limitazione degli interventi in deficit e una riduzione media del 5% nelle spese correnti dell’amministrazione pubblica. L’allocazione dei fondi per la sanità sarà incrementata in linea con la percentuale del PIL.

Questa manovra comprende misure per l’adeguamento dei livelli pensionistici, che prevedono una rivalutazione delle pensioni minime, l’eliminazione del meccanismo di sterilizzazione precedentemente attivo, e incentivi per chi rimane nel mercato del lavoro nonostante il raggiungimento dei requisiti pensionistici.

Diritto del Lavoro

Le Conciliazioni 

Le conciliazioni nelle vertenze di lavoro rappresentano uno strumento fondamentale per la risoluzione delle dispute tra lavoratori e datori di lavoro in modo rapido, economico e spesso più soddisfacente rispetto alle lunghe procedure giudiziarie. La conciliazione permette alle parti coinvolte di trovare un accordo su controversie legate, per esempio, a licenziamenti, demansionamenti, mancati pagamenti, o problematiche contrattuali. Di seguito, esaminiamo il funzionamento, i tipi di conciliazione e i vantaggi di questa procedura.

Tipi di conciliazione nelle vertenze di lavoro

Esistono principalmente due modalità di conciliazione per le vertenze di lavoro:

  1. Conciliazione sindacale: viene gestita dai sindacati che rappresentano i lavoratori. Qui, il sindacato funge da intermediario, facilitando la comunicazione tra il lavoratore e il datore di lavoro per raggiungere un accordo.
  2. Conciliazione in sede amministrativa: si svolge presso gli uffici della Direzione Territoriale del Lavoro (DTL) e prevede l’intervento di un funzionario pubblico. Anche in questa sede è possibile per le parti coinvolte giungere a un accordo, con un verbale che ha efficacia esecutiva.

Procedura di conciliazione

La conciliazione può essere avviata su richiesta di una delle parti, generalmente tramite una comunicazione scritta al datore di lavoro o all’organizzazione sindacale di appartenenza. La procedura richiede la presenza di entrambe le parti (lavoratore e datore di lavoro) e di un mediatore, che può essere un rappresentante sindacale o un funzionario dell’ispettorato del lavoro. Se l’accordo viene raggiunto, si redige un verbale di conciliazione, che ha valore di titolo esecutivo e, quindi, è vincolante per entrambe le parti.

In particolare, nelle conciliazioni in sede sindacale, il verbale deve essere firmato da tutte le parti coinvolte e depositato presso l’ufficio del lavoro competente. Se la conciliazione avviene in sede amministrativa, l’accordo è garantito dalla supervisione dell’ispettorato, che conferisce all’accordo stesso maggiore validità legale.

Vantaggi della conciliazione

I principali vantaggi della conciliazione sono:

– Tempistiche ridotte: le vertenze che seguono la via conciliativa sono spesso più rapide rispetto alle dispute risolte in tribunale.

– Costi contenuti: la conciliazione risulta meno onerosa per le parti, sia in termini economici sia in termini di risorse.

– Mantenimento del rapporto di lavoro: spesso la conciliazione aiuta a mantenere un rapporto di collaborazione, limitando l’impatto negativo della disputa.

Limiti e considerazioni

Nonostante i vantaggi, la conciliazione presenta anche alcuni limiti. Per esempio, nelle situazioni di conflitti complessi o in casi in cui le parti siano difficilmente conciliabili, può risultare difficile raggiungere un accordo. Inoltre, in alcuni casi di gravi violazioni, come licenziamenti discriminatori, le parti potrebbero comunque preferire il ricorso in tribunale per ottenere giustizia e sanzioni più significative.